» DESCRIZIONE
Origine: la roverella (Quercus pubescens Willd., 1805) è la specie di quercia più diffusa in Italia, tanto che in molte località è chiamata semplicemente quercia. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae[2] ed è un albero a crescita lenta.
Portamento: è un albero che di rado arriva a raggiungere i 20–25 m di altezza, di aspetto tozzo, con chioma ampia, rada e irregolare. Presenta un fusto corto, ramificato a breve altezza in grosse branche, e spesso contorto.
Fogliame: da ellittiche a obovate, lunghe fino a 10 cm e larghe fino a 5, con lobi arrotondati terminanti in un apice piccolo e appuntito, grigio verde scuro nella pagina superiore, pelose in quella inferiore, con peluria soffice grigia da giovani poi quasi lisce su entrambe le pagine. Corteccia: grigio scuro e solcata profondamente.
Fioritura: fiori maschili in amenti giallo-verdi, penduli, femminili insignificanti, portati separatamente sulla stessa pianta nella tarda primavera.
Frutti: a ghianda, lunghi fino a 4 cm, per un terzo racchiusi in una cupola ricoperta con squame pelose.
Coltivazione: in luoghi aridi di collina ed assolati, in cui il terreno si presenta duro e calcareo, talvolta roccioso.
Usi: il legno è apprezzato ed utilizzato come legna da ardere; fa parte della categoria delle essenze dure, ovvero quei legni che hanno ottimo valore calorifico e lenta combustione. Il legno, anche se simile a quello della Rovere, presenta fibre meno dritte, per cui è di più difficile lavorazione, inoltre tende ad imbarcarsi. Le travi che se ne ottengono vengono usate in edilizia, costruzioni navali e una volta traversine ferroviarie. Le ghiande sono dolci e venivano utilizzate non solo per l’alimentazione dei maiali ma anche, nei periodi di carestia, per fare una specie di pane o piadina di ghianda.
La Roverella: l’albero dei tartufi
Forse può sembrare strano, ma quest’albero apparentemente umile e poco esigente è in grado di stringere simbiosi con tutte le tipologie di funghi ipogei → che vegetano nel sottosuolo (volgarmente chiamati “tartufi”) commestibili più ricercati, compreso il blasonato tuber magnatum, il tartufo bianco d’Alba per intenderci.
Questa sua caratteristica rende la Roverella l’albero tartufigeno per eccellenza in Italia.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.