» DESCRIZIONE
Origine: originario della Cina, il salice piangente è arrivato in Europa alla fine del XVII secolo seguendo la Via della Seta. Il termine “salice” ha origini celtiche e significa “vicino all’acqua”, mentre l’aggettivo del nome scientifico (Salix Babylonica) è frutto di un curioso fraintendimento linguistico: un salmo dell’Antico Testamento descrive il pioppo babilonese, che in traduzione è diventato erroneamente il salice piangente.
Portamento: il salice piangente è un albero deciduo che raggiunge normalmente l’altezza di 10–15 m (può arrivare a 25), i rami sono penduli e sottili, caratteristica esaltata nelle varietà ornamentali. L’albero assume così un portamento particolare, riverso in basso.
Fogliame: foglie lanceolate, lunghe fino a 10 cm e larghe 2, affusolate all’apice con una punta esile lunga, finemente dentate lungo il margine, verdi nella parte superiore, bluastre-verdi, e pelose da giovani che diventano lisce nella pagina inferiore, portate su rami penduli, lucidi e marroni. Corteccia: grigio marrone, con fessurazioni ruvide, verticali.
Fioritura: fiori molto piccoli e senza petali, portati in amenti esili, cilindrici, maschili lunghi fino a 5 cm, gialli, femminili lunghi fino a 2,5 cm, verdi su piante separate in primavera appena emergono le giovani foglie.
Frutti: a capsula, piccoli, verdi, lunghi 5 mm, che si apre pe rilasciare semi bianchi, cotonosi.
Terreno: predilige terreni ricchi e profondi, non eccessivamente drenanti; spesso possono essere posti a dimora in luoghi in cui molte altre essenze soffrirebbero: crescono senza problemi, infatti, su terreni umidi e acquitrinosi, e sono anzi assai consigliati in quei giardini in cui il drenaggio si presenti come un problema.
Varietà e usi: in Italia è diffuso perlopiù un ibrido tra la specie S. Babylonica e la S. Alba. In particolare, due file di salici bianchi costeggiano e rendono pittoreschi lunghi tratti del fiume Adige a Verona, in terra veneta, alternandosi agli ontani per una cinquantina di chilometri.
Pianta dalle infinite risorse e dai mille usi: lo incontriamo nelle gerle, funge da spago per le cataste di legno, lo ritroviamo persino nell’acido salicidico della comune aspirina.
Grazie al suo esteso sviluppo radicale consolida le pendici franose e regge il terreno in prossimità di affioramenti d’acqua.
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