La nocciola del Piemonte o Tonda Gentile delle Langhe
La nocciola del Piemonte, conosciuta scientificamente come Corylus avellana, è una delle eccellenze gastronomiche italiane, un frutto che rappresenta non solo un simbolo di qualità, ma anche un importante patrimonio culturale ed economico della regione Piemonte.
L’IGP Nocciola del Piemonte è stata riconosciuta, infatti, con Decreto Ministeriale il 2 dicembre 1993, essendo uno dei primi fruttiferi utilizzati e coltivati dall’uomo, già dalle prime popolazioni nomadi come una importante fonte di energia.
La sua prelibatezza e le sue caratteristiche uniche ne fanno un ingrediente apprezzato in cucina, nelle tradizioni dolciarie e nei prodotti di alta gastronomia, come la famosa crema gianduia.
Etimologia
Il nome scientifico Corylus avellana deriva dal greco “korys” (κορύς), che significa “elmo” o “copertura”, in riferimento alla forma dell’involucro del frutto, che ricorda la forma di un elmo o una protezione per il seme.
La parola avellana proviene, invece, dal nome della città di Avella, in Campania, famosa nell’antichità per le nocciole.
In sintesi, il nome scientifico richiama la forma del frutto e la città celebre per la coltivazione di noccioli.
Inoltre, la nocciola del Piemonte è anche conosciuta anche come Tonda Gentile delle Langhe per le seguenti ragioni: Tonda, si riferisce alla forma del frutto, con buccia sottile e liscia, distinguibile da altre varietà con forme irregolari. Il termine Gentile ne evidenzia la qualità del prodotto con un sapore dolce e delicato e consistenza morbida.
Le Langhe indicano l’area collinare del Piemonte dove viene prodotta appunto la Tonda Gentile delle Langhe riconosciuta a livello mondiale con marchio DOP.
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Caratteristiche botaniche
Il Corylus avellana è una pianta legnosa appartenente alla famiglia delle Betulaceae, che raggiunge un’altezza di 3-5 metri.
La chioma è tonda e compatta, con ramificazioni che si sviluppano principalmente alla base e sono inizialmente ricoperte da una peluria sottile che scompare con l’età.
Il tronco è eretto, con corteccia liscia e grigiastra nei primi anni di vita che diventa più ruvida con l’invecchiamento.
Il sistema radicale è fibroso, capace di svilupparsi per circa 80-100 cm in profondità ma con una forte componente di radici laterali che favoriscono l’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti. Questo arbusto da frutto è sensibile a fenomeni di marciume radicale in terreni troppo umidi o drenati insufficientemente, motivo per il quale è fondamentale un buon drenaggio.
Le foglie del Corylus avellana sono decidue, ovvero cadono in autunno, e presentano una forma ovata o cuoriforme con margini dentellati e ricca di stomi che facilitano la traspirazione. La parte superficiale è di un verde scuro lucido, mentre quella inferiore è più chiara e vellutata.
Le foglie sono larghe dai 7-15 cm, con una lunghezza che può arrivare dai 10-12 cm.
Il nocciolo è una pianta unisessuata con una pollinazione anemofila (mediante il vento) e possiede fiori maschili, raccolti in amenta pendenti che compaiono tra febbraio e marzo ed emettono una grande quantità di polline e fiori femminili, invece, più piccoli, solitari e con stigmi rossi ben visibili. La fertilizzazione avviene quando il polline maschile giunge al fiore femminile, generando il frutto.
Come gestire la pianta di nocciolo: cura e coltivazione
Il Corylus avellana ha un ciclo vegetativo che si sviluppa tra primavera e autunno, con un riposo vegetativo durante l’inverno.
La pianta richiede circa 3-5 anni per iniziare a produrre frutti significativi e raggiungere una produzione ottimale verso il decimo anno di vita.
Il nocciolo si adatta a climi temperati e freschi, preferendo inverni freddi ma non estremi, potendo resistere, infatti, fino a -10°C. La sua produttività ottimale si ha in zone collinari e montuose, dove il clima è mite e piuttosto umido in estate.
Questo albero da frutto predilige terreni ben drenati, leggeri e fertili, con un pH compreso tra 6 e 7. I terreni argillosi e pesanti possono causare come detto un marciume radicale. È fondamentale quindi un buon drenaggio e una preparazione accurata del suolo.
Per quanto concerne l’irrigazione deve essere regolare durante i periodi di secchezza estiva, evitando però ristagni d’acqua. Consigliamo le pratiche di irrigazione a goccia, ideali per mantenere l’umidità ottimale.
La potatura del nocciolo è essenziale per ottenere una forma compatta e agevolare la raccolta. Si interviene principalmente durante la fase di riposo vegetativo (invernale), rimuovendo i rami più vecchi, i polloni basali e quelli che si incrociano, per favorire una buona aerazione della chioma. Inoltre, la potatura annuale è importante anche per stimolare la produzione e mantenere una buona qualità dei frutti.
Malattie e avvertenze
Il Corylus avellana è suscettibile a malattie fungine come il marciume radicale (causato da Phytophthora e Pythium) in terreni eccessivamente umidi. I parassiti più comuni includono la caterpillar della nocciola (Cydia pomonella), espressione colloquiale che può generare confusione dal momento che non esiste un vero e proprio lepidottero ufficialmente noto con questo nome nel contesto agronomico. Tuttavia, nel gergo vivaistico, tale termine è utilizzato per riferirsi a larve di insetti lepidotteri (es. i bruchi) che attaccano i frutti e i germogli.
Per evitare problematiche nella manutenzione di questa varietà, consigliamo la messa a dimora preferibilmente in autunno inoltrato (novembre-dicembre) o inizio primavera (fine febbraio-marzo) con un sesto d’impianto ed una distanza di 5×4 o 5×5 metri in funzione del portamento e delle lavorazioni meccaniche previste.
Per ottenere invece una difesa biologica, si è soliti utilizzare funghi entomopatogeni come Beauveria bassiana e Metarhizium anisopliae, ovvero microrganismi naturali in grado di infettare e uccidere insetti.
Sono considerati biopesticidi naturali poiché le loro spore entrano in contatto con la cuticola dell’insetto, germinano sulla superficie del corpo ed una volta all’interno dell’organismo, ne causano la morte in pochi giorni.
Il vantaggio di queste soluzioni biologiche è che sono ammesse in agricoltura, non danneggiano insetti utili come api e predatori naturali, non rilasciano residui chimici e possono essere inseriti nei programmi di lotta integrata (IPM).
D’altra parte, la loto efficacia è limitata a condizioni microclimatiche favorevoli e da un’azione lenta e non istantanea.
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